I dipendenti di tre importanti banche di investimento accusati di aver manipolato il mercato del Forex. In una chat la prova degli illeciti. Il Dipartimento di Giustizia statunitense riapre un’inchiesta archiviata in UK.
Il mondo del Forex trema di fronte la notizia della messa in stato d’accusa da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti dei dipendenti di tre importantissime banche d’investimento. Si tratta di ex broker provenienti da JP Morgan, Citigroup e Barclays.
Il capo di imputazione è manipolazione del mercato, ottenuta condizionando i tassi di cambio all’interno del sistema bancario, modificando arbitrariamente il prezzo del dollaro e dell’euro sul mercato Forex.
I fatti contestati agli operatori finanziari sono avvenuti “fisicamente” in Gran Bretagna, anche se, avendo a disposizione una piattaforma di trading on line mondiale, il loro operato può aver coinvolto ignari clienti in tutto il globo.
Secondo il DoJ statunitense, in un periodo compreso tra il 2007 e 2013, un gruppo di trader conosciuto come “il Cartello”, ma anche come “la Mafia”, avrebbe complottato per fissare i prezzi e manipolare le offerte sul cambio euro-dollaro.
Questo comportamento avrebbe avuto come conseguenze enormi vantaggi finanziari sia per gli accusati che per le loro banche. Le loro azioni avrebbero colpito posizioni di trading in tutto il mondo.
Le stesse banche avevano già pagato a caro prezzo (2,5 miliardi di dollari in multe) nel maggio del 2015, l’accusa di manipolazione dei tassi di cambio. All’epoca risultò coinvolta anche la Royal Bank of Scotland Group (RBS).
Nel 2016 la chatroom del “Cartello” era già finita sotto l’occhio indagatore del Serious Fraud Office britannico, un dipartimento indipendente del Governo britannico che investiga sui casi di frode e corruzione.
I trader ne erano usciti assolti per insufficienza di prove, anche se non completamente sollevati dalle accuse.
Gli investigatori britannici infatti, a chiusura dell’indagine, avevano concluso che ci si trovava di fronte a ragionevoli motivi per ritenere che fossero stati commessi gravi reati di frode, ma che non c’erano abbastanza prove per montare un processo penale.
Cristopher Ashton, ex dirigente della Barclays a Londra, Richard Usher, ex amministratore delegato della RBC e di JPMorgan Chase, e Rohan Ramchandani, alle dipendenze di Citigroup erano partecipanti attivi ne “Il Cartello”, ma non erano i soli.
Un quarto membro del gruppo, Matt Gardiner, ex di USB e Standard Chartered, sta collaborando con il DoJ. Nella chat incriminata sarebbero stati presenti altri noti commercianti di Forex, tutti legati a banche.
Un ex trader di Barclays, Jason Katz, si è dichiarato colpevole di manipolazione del mercato Forex ed ha ammesso di aver commercializzato in diverse valute per “Il Cartello”. Katz ha parlato di una vera e propria cospirazione con altri commercianti di Forex per avere la meglio sulla concorrenza, fissando loro stessi i prezzi per le valute.
Intanto altri operatori finanziari, coinvolti in precedenti inchieste, iniziano a parlare. Christopher Cummins, ex commerciante di valute africane per Citigroup, ha ammesso le proprie responsabilità al Dipartimento di Giustizia. Nel mese di luglio, un dirigente della HSBC Holdings Plc, Mark Johnson, è stato arrestato insieme ad un ex dirigente, con l’accusa di aver partecipato ad uno schema fraudolento che coinvolge una transazione di valuta di 3,5 miliardi di dollari. Johnson si è dichiarato non colpevole.
È chiaro che se le accuse verranno provate verrà dimostrato come sia stata compromessa l’integrità del mercato del Forex. Non si parla più di broker sconosciuti, o di piccole società fraudolente con sedi improbabili.
I “colletti bianchi” coinvolti finora hanno avuto gioco facile, coordinando le offerte e creando compravendite fittizie. Tra le conversazioni è emerso come aspirassero in particolare a far fuori la concorrenza imbrogliando. Una delle frasi intercettate è stata: “If you aint cheating, you aint trying” (Se non stai barando non ci stai provando).
Il reato prevede una pena massima di 10 anni di carcere e una multa di un milione di dollari.
Dagli inquirenti è emerso che le banche stiano collaborando con le indagini.
Se avete avuto a che fare con qualcuno dei soggetti coinvolti, soprattutto nel periodo relativo alle indagini, e pensate di essere stati vittima del “cartello” contattateci.
Valuteremo ogni caso, prendendo in considerazione la strategia più opportuna per farvi riavere quanto perso.
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